Lago e dintorni

La rocca Albornoz: storia di un edificio distrutto e ricostruito

È lì, sulla cima del monte Luco ai piedi del quale si risveglia il borgo cittadino che lo abita, che imperante giace la rocca Albornoz, o rocca di Piediluco, un edificio realizzato nel 1364 da Blasco Fernando di Belvisio, che nel corso della storia ha cambiato aspetto, funzione e nome molte volte. Esempio di architettura gotica, particolare per la pianta del mastio che è pentagonale e articolata su cinque livelli, la rocca con la sua torre guarda imponente lo specchio d'acqua sottostante

Luogo di forte presenza religiosa, Piediluco, come l'Umbria intera, ha il fascino di una terra profana e antica, legata a riti e tradizioni pagane poi assorbite da una religiosità preponderante che deriva dall'appartenenza del territorio allo Stato della Chiesa durante il Medioevo e alla venuta di san Francesco in queste terre una volta paludose, in onore del quale è stata poi costruita la chiesa principale del borgo. La natura bivalente di Piediluco si rispecchia nelle rovine degli edifici che lo caratterizzano da sempre e che ne raccontano la storia travagliata. 

La rocca albornoziana, fulcro di un sistema difensivo molto complesso costituito da una serie di cinte murarie e torri di avvistamento, di cui oggi rimangono pochi resti nascosti dalla vegetazione, è costituita da due parti distinte: la rocca vera e propria con funzioni di difesa e un fabbricato residenziale chiamato Palazzo dei Brancaleoni perché lì, prima della rocca, c’era la residenza dei signori omonimi. La connotazione "albornoziana” può indurre in inganno e far credere che sia stata eretta dal Cardinale Egidio de Albornoz, in realtà fu edificata da un suo parente (forse cugino) Blasco e chiamata così perché faceva parte della rete di fortificazioni voluta dallo stesso Cardinale, a protezione dei territori dello Stato pontificio. 

La Rocca è stata costruita sulle rovine del castello di Luco passato nei secoli di proprietà in proprietà: fu parte del Feudo degli Arroni, poi donato all'Abbazia di Farfa nel 1028. Durante il XIII secolo, con la nascita del borgo lungo le rive del lago, il castello passò ai Brancaleoni ritrovandosi nel mezzo delle famose guerre tra fazioni pontificie e imperiali (Guelfi e Ghibellini) durante le quali venne assediato dai comuni vicini, Rieti e Spoleto, e distrutto. L’intero territorio andò direttamente sotto l’ala pontificia di Urbano V e ceduto appunto a Blasco Ferdinando di Belvisio che costruì la rocca proprio sulle rovine di quel castello di Luco che fu roccaforte ghibellina e che poi divenne simbolo della vittoria guelfa.

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