Lago e dintorni

Casteldilago: un borgo sul lago scomparso

Basta percorrere la strada provinciale SP4 per 12 chilometri, lasciandosi alle spalle il lago di Piediluco, per giungere in una piccola e incantevole frazione della bassa Umbria dove un castello di poggio sorge imponente sullo sperone roccioso. Siamo a Casteldilago, un borgo appartenente alla provincia di Terni ed al comune di Arrone e circondato da una valle che in epoca antica ospitava un lago, lo stesso che ha dato il nome al castello di cui oggi rimane solo qualche rovina.

Torna il filo comune che collega questi piccoli paesi l'uno all'altro, lo stesso tema che ci ha fatto innamorare di Piediluco: la presenza degli specchi d'acqua, quelli scomparsi nel corso del tempo e quelli rimasti a regalarci un paesaggio naturale di forte impatto visivo ed emotivo.

Casteldilago appartiene a quelle aree dove il lago che una volta faceva da padrone oggi è scomparso e l'unica traccia della sua presenza è rimasta nel toponimo. Lì dove in passato lo specchio d'acqua rifletteva gli edifici sovrastanti oggi si stende una vallata tipicamente umbra, di un intenso verde alternato al giallo paglierino dei campi coltivati.

Quel che rimane delle antiche mura castellane, interrotte da qualche torretta e dalle porte che hanno resistito allo scorrere del tempo e alla violenza delle intemperie, circonda un agglomerato urbano che si snoda intorno all'edificio principale del paesino: la chiesa di San Valentino, posta sulla cime del colle. Si tratta di un luogo di culto di epoca romanica recentemente restaurato e ricco di meravigliosi affreschi che ricoprono le pareti interne. Solo visitandolo dall'interno, Casteldilago può restituire al forestiero vedute inaspettate e passeggiate tra i vicoletti stretti e tortuosi che si snodano intorno agli edifici. Quello che più colpisce di questo borgo è il piano architettonico con cui, nel corso del tempo, sono stati disposti i caseggiati e i palazzi. La struttura urbanistica generale ha spinto gli studiosi a far risalire la nascita del borgo ai secoli XVIII e XIV, si parla quindi di Alto Medioevo. Gli archi e le volte presenti negli edifici confermano queste date.

Merita di essere visitato e goduto sia nella sua cornice visiva, il bianco degli edifici emerge dal verde della macchia umbra e dalle rocce imponenti che lo circondano, che nella sua veste più concreta: non sarà difficile gustare nelle tipiche osterie i piatti della cucina regionale, soprattutto quelli più rustici e genuini legati alle attività agricole e alla pratica dell’allevamento bovino.

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