Lago e dintorni

Le acque bianche del fiume Nera

Buona parte delle acque che alimentano il lago di Piediluco, oltre che dal suo immissario principale, il fiume Fuscello, derivano dai canali artificiali che collegano il lago a due fiumi importanti: il Velino e soprattutto il Nera

Considerato il secondo fiume più importante dell'Italia centrale dopo il Tevere, il fiume Nera ha una portata superiore a corsi d'acqua ben più lunghi dei suoi 116 kilometri: un'abbondanza di acque durante tutto l'anno, hanno reso questo corso d'acqua una fonte preziosa anche da un punto di vista energetico perché, insieme al Velino, è parte del principale sistema idroelettrico dell'Appennino centrale.
Nasce nelle Marche, sui Monti Sibillini, per poi attraversare tutto il territorio umbro e gettarsi infine nel fiume Tevere di cui rappresenta il maggiore affluente.

Perché si chiama Nera?

Il nome di questo fiume è particolare e per rispondere a questa domanda basta leggere gli autori latini antichi. Nomi di prestigio come Virgilio o Plinio il Giovane annoverano nei loro scritti proprio il corso d'acqua che attraversa l'Umbria da Nord a Sud, in particolare nell'Eneide compare questo passo: "Auditaminis/ sulphurea nar albus acqua..." (Udì il fiume della Nera, bianco di acque sulfuree). Invece nel canto VIII della "Punica" di Silvio Italico si legge: "E il Nera, dalle onde biancheggianti, precipitando nel Tevere..."
Il fiume era famoso dunque per le sue acque di colore bianco a causa della forte consistenza sulfurea: i Sabini infatti chiamavano Nar proprio lo "zolfo". Insomma, acque albule per un fiume dal nome che, per assonanza con l'italiano, ci ricorda il colore più scuro per eccellenza. Questo corso d'acqua, così importante tanto da essere descritto nell'Eneide, dà vita a uno dei paesaggi mitici più apprezzati dal mondo antico perché, oltre a convogliare nel lago di Piediluco (Umbria, Terni) una buona porzione delle sue acque e a dare vita insieme al Velino alla Cascata delle Marmore, è esso stesso fonte di leggende e storie fantastiche.

Leggende e miti del Nera

Nelle culture classiche i fiumi, figli di Oceano, erano considerati sacri e divini. Si credeva pertanto che il Nera fosse alimentato dall'alto dell'Olimpo con pioggia e neve, mentre il mondo sotterraneo da cui sgorgava era popolato da creature demoniache o magiche. Per esempio, si racconta che proprio sul monte Vettore vi fosse l'ingresso di una caverna considerata il rifugio della Sibilla che fuggì da Cuma dopo la venuta di Cristo. Infine, la sorgente di acqua pura ormai scesa verso la valle divina, ospitava la ninfa Nera che, secondo alcune versioni, fece innamorare il Dio Pan.


Nella foto: il fiume Nera nei pressi della Cascata delle Marmore di Terni (Umbria del Sud).

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